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venerdì 24 agosto 2007

Piccole tribù crescono

E’ ancora estate, lasciatemi cazzeggiare di nuovo! É ancora tempo di ferie o comunque, come nel mio caso, di scarsa pressione sul lavoro. E allora vi propongo il singolo che ha preceduto l’ultimo album degli Architecture in Helsinki, che si chiama Places like this, il brano in questione è Heart it race. Quando conoscevo gli AIH solo di nome pensavo ad un gruppo finlandese che faceva quel tipo di musica che sta bene nei musei di arte moderna, che “arreda” gli spazi, qualcosa di stiloso tra ambient ed elettronica. Ma gli AIH sono burloni e vengono da Melburne, Australia e la loro musica è quanto di più lontano da quello che suggerisce il loro nome. Sono infatti un collettivo di sei persone con calde attitudini funk, il cui elemento preponderante è la sorpresa. Il loro suond è ricco e condito con la strumentazione più disparata: non disdegnano un po’ di elettronica ma li scopriamo anche a percuotere cianfrusaglie varie, insieme a grancasse, ci sono poi coretti degni di Olivia Newton Jones in Grease, versi quasi animaleschi, incursioni di bande di paese e una bella sezione di fiati dove emerge ogni tanto un bel sassofono baritono. Per capire meglio il loro spirito un po’ caciarone si veda il video che riprende la Band in una performance parigina, il giorno prima del concerto ufficiale, organizzata chiamando a raccolta i fans e facendosi prestare da una casa privata l’energia elettrica per la strumentazione.
Heart it race è un canto tribale con cori e percussioni dal sapore caraibico, i primitivisvi e i tribalismi del mondo dei nostri giorni sono fusi ad una buona dose d’ironia. Nel video degli sciamani mascherati con materiali riciclati insieme a pupazzi/idoli di peluche eseguono un rito di estrazione dei cuori con il quale raggiungono il mondo delle tenebre i cui abitanti,non meno divertenti, hanno tratti fluorescenti.

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