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sabato 24 novembre 2007

E' oggi che ti voglio


Cantate così, quasi per gioco. Miscele pop e afro, R&B e acustica in lingua somala e inglese.
Jidka (The line)‘ è l'album di Saba Anglana, italo-africana cantante e attrice (nel serial "La squadra"). Registrato a Torino in collaborazione con i Mau Mau, è un'opera anomala nel panorama italiano, con ritmi tradizionali africani e sonorità di respiro internazionale.
Manta è una melodia misteriosa e coinvolgente. Vuol dire 'oggi', 'Manta ani ua ku rawa' (è oggi che ti voglio). Manta ripetuto molte volte, con la voce (bella) di Saba come vero strumento musicale, ondeggiante tra nord e sud, tra la nebbia e il sole del deserto. E' la linea (Jidka) che separa le culture, presente perchè da oltrepassare o annullare all'occorrenza.

Collegamenti:
http://www.sabaanglana.com/

mercoledì 21 novembre 2007

Antico e nuovo (Lato B)

Da questo numero cominciamo una rubrica che si chiama "Lato B". Segnaliamo sempre un solo brano ad album ma molte volte i brani che ci colpiscono sono più di uno. Pertanto, se non possiamo farne a meno, il mercoledì successivo all'articolo principale del fine settimana troverete queste segnalazioni. Cominciamo dunque col segnalarvi un altro bellissimo pezzo di Piana dall'album Eternal castle. Campanelli reverse aprono e chiudono Ancient note al centro una delicata melodia. Un'ultima cosa prima di abbandonare questa artista: non mancate di guardare il raffinatissimo video "Something lost".

sabato 17 novembre 2007

Bianchi, soffici, freddi

Qualche anno fa me ne tornavo a casa a notte fonda, attraversando una stretta strada provinciale nel freddo dell’inverno. Il cono di luce dei fari illuminava la striscia bianca della mezzeria e poi niente più, buio assoluto. “Battiti” su Radio3, trasmetteva una vocina dal lontano Giappone. Mi piacque moltissimo quel pezzo, annotai la cantante, ma lo cercai invano. C’ho rimesso pure qualche soldo d’anticipo, “Sì ce lo manderanno” ma poi dopo un po’ di settimane di tentativi ho lasciato perdere. Però quel nome l’ho conservato in qualche piega della corteccia celebrale. Naoko Sasaki in arte Piana recentemente ha pubblicato il suo terzo album Eternal Castle. Il mio pezzo preferito è Snowflakes. Si apre con una voce che introduce una pioggierellina di glitch stereofonici. Il ritmo è quello di un respiro. Sospensione e freddo, stanze vuote e bianche. La voce di Naoko sempre al limite, come si fa da quelle parti del mondo. Eleganza estrema. Il brano verso la metà sembra interrompersi e invece si apre compiendo un piccolo miracolo, batteria e archi per un suono circolare e avvolgente, una sorta di ritornello al centro della canzone. Brandelli di voci e sussurri che ci accompagnano dall’inizio girano sempre intorno e chiudono il pezzo che si affievolisce quasi come ad accompagnare un sogno § CodaDrone. Un pezzo, che come altri che ho segnalato è pieno, ricco, contiene un sacco di cose belle e preziose. Un piccolo scrigno.
Lo puoi ascoltare su:

sabato 10 novembre 2007

Gesso bianco


Un bel salto dai precedenti lavori indie-rock ad una forma-canzone scheletrica, dove la voce è pressochè unico strumento musicale. L'ultimo album di Polly Jean Harvey (White Chalk) è un viaggio silenzioso, solitario e disperato nelle sue terre inglesi tra dolorose storie personali e non. Un viaggio fragile e sottile come le canzoni che lo compongono.
Questa volta consiglio un paio di pezzi. Su Youtube trovate una bellissima, malinconicissima versione solo piano e armonica (con echi country più marcati) del pezzo omonimo dell'album (White Chalk), molto più arrangiato in studio con chitarra e cori.
Notevole anche "Grow, Grow, Grow", con PJ vicinissima a Kate Bush e un impianto musicale più articolato.

Lo puoi ascoltare su:
http://www.myspace.com/pjharvey
http://www.youtube.com/watch?v=CrCQbrFCQ1I

domenica 4 novembre 2007

Epicentro

A chi ci dice che la maggior parte della musiche che proponiamo provengono dalla “periferia”, in senso più lato possibile, rispondo con questo mio “epicentro” che ci riporta nel fulcro di tanta musica di sempre. Finalmente parliamo di cose che nascono a Londra! Siamo in territorio Dubstep, il gruppo si chiama Vex’D (Jamie Teasdale, Roly Porter), l’album è Degenerate e il pezzo che mi piace di più è Angel . Il Dubstep è musica strumentale, che raccoglie i semini lanciati dalla scena Bristol Sound (vi ricordate Massive Attack & Co. ?) una decina di anni fa o ancora prima dai Pop-Group. Diciamo che la nettezza e la potenza delle deflagrazioni sono quelle, i ritmi interrotti derivano da quello, la fusione della cultura bianca e nera, del dancefloor e dell’elettronica, sono quelle. Ma i suoni hanno percorso tempi e spazi, e sono andati in una certa direzione, si sono incupiti ancor di più assumendo una connotazione decisamente dark. I Vex’D aggiungono una coloritura industrial rispetto a nomi più famosi della stessa scena che me li fa preferire.
Ci sarà occasione di riparlare di Londra e ancora di semini lanciati dal dub che sono andati in tutt’altra direzione. Stay connected!
P. S. Fiery the angels (down) fell. Deep thunder rolled around their shores... burning with the fires of Orc.
Sono le parole all'inizio di Angels e che ricorrono ogni tanto nel corso del brano. Sono un riferimento ( o un vero e proprio campionamento?) alle ultime parole di Roy in Blade Runner.