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venerdì 23 maggio 2008

Fantasmi


Archi e voce parlata, poi arriva una voce che colpisce fino in fondo. Talento.
Certe cose ascoltate una decina di inverni fa riparati dietro pinte di stout. Fantasmi di Radiohead e Portishead, frammenti (o sensazioni?) dei vecchi U2.
Ma il suono si sporca. C'è tensione. Difficile pensare ad un uso più efficace dell'elettronica. Percussioni sempre più opprimenti. Archi sempre più invadenti.
Un rapper entra furtivo dalla finestra, dice qualcosa, nessuno lo capisce e se ne va.
I don't understand this language. You fight fire with fire and we all get burned. Scherzano forse con il passato (o con il fuoco) gli Stateless e This Language (feat. Lateef the Truth Speaker) è il pezzo che ho faticosamente estratto dal loro notevole album di esordio (Stateless).
La puoi ascoltare qui:
http://www.myspace.com/statelessonline

domenica 18 maggio 2008

I left things so terribly...Undone


Difficile credere che siano di Denver. Non me ne vogliano quelli di Denver ma nel mezzo del deserto non ce li fai a suonare roba così romantica e melanconica. Su mezzo milione di abitanti ci sono tre uomini e una donna che si fanno chiamare DeVotchKa e suonano musica balcanica, quella fanfare e nostalgia ma con taglio folk americano. Il cambio continuo di ritmo e di registro di Undone (da A Mad & Faithful Telling) passa da una disperazione waitsiana alla speranza americana alla malinconia slava. Chitarra, fisarmonica, violino.
E da quei violini non vorreste mai allontanarti. Sei lucido. Sai cosa aspettarti. Ti aspetti un vetro della finestra bagnato dalla pioggia. Ti aspetti un qualcosa o qualcuno che se ne è andato, hai lasciato cose così terribilmente non fatte, incompiute.
Si parte piano, si aumenta il ritmo, il pezzo non prende il volo. Meglio così, rimane attaccato alla terra e ai nostri pensieri. Meglio così.
Collegamenti:
http://www.devotchka.net/cms/
http://www.myspace.com/devotchkamusic
http://www.justsomelyrics.com/2365277/Devotchka-Undone-Lyrics

mercoledì 14 maggio 2008

Sguardo (Lato B)

E' stato molto difficile scegliere un altro brano da Amen dei Baustelle perché ce ne sono molti che mi piacciono e che meriterebbero una segnalazione. Ma ho un piccolo debole per L'areoplano che è uno dei tanti sguardi sulla vita e sul mondo contenuti nel CD.

"La verità se ne sta sulle stelle più lontane"

Puoi ascoltare il brano qui: http://www.youtube.com/watch?v=d5m9Is5y8K0&feature=related

Versione dal vivo: http://www.youtube.com/watch?v=QSKyHpTNglU&feature=related

domenica 11 maggio 2008

Inno

Documentarmi su questo brano è stato lungo e complicato. Sospettavo ci fosse dell’altro ma mi sono perso in rimandi infiniti, per questo forse è diventato ormai un inno, un po’ come quei film che diventano cult, che ti colpiscono perché sono belli poi rivedendoli più volte scopri moltissime altre cose. Così è stato anche per Charlie fa surf dei Baustelle, dal loro ultimo bellissimo album Amen. Charlie é uscito prima di Amen al fine di lanciare l’album, dunque è un vero singolo.

Charlie ha una bellisssima melodia, stranamente introdotta da un arpa che fa il verso alle chitarre in sospensione di pixiana memoria. Il ritornello è così accattivante che si fa cantare a squarciagola durante i loro concerti o nei momenti più impensati della giornata.

Il titolo di questa canzone è ispirato, a detta dello stesso Bianconi, cantante del gruppo, da una scultura di Maurizio Cattelan, lo stesso artista che ha esposto a Milano i bambini impiccati, che si chiama "Charlie don't surf": un bambino con una felpa e cappuccio, davanti ad un muro, o ad una finestra chiusa da una tenda, a seconda di dove viene esposto, seduto in un tipico banchetto di scuola. Già così sembra che sia in castigo: la sua testa isolata dal resto del mondo, al di là un mondo e i suoi surf di cui viene privato, Charlie ha le mani sul banco di scuola inchiodate con delle matite, e qui l’opera denuncia esplicitamente un’istituzione. L’immagine è violenta e sprazzi di violenza ci sono anche nel testo dei Baustelle. E' un riferimento al mondo dell’adolescenza, cosparso di violenza, oggi come in passato (cfr. I giovani della Santanchè”). Tuttavia il pezzo Charlie dei Baustelle, come tutto il loro album, è intriso di ironia, a Charlie non gli è impedito di fare surf, ma Charlie fa surf, e nel loro video Charlie ha una faccettina proprio antipatica e supponente, si muove come si muovono le centinaia di gruppi che vede su YouTube o MySpace e si pettina come loro. Per scappare dalla monotonia della scuola o dalla chiesa, prende la paroxetina, la compra da una multinazionale farmaceutica, e forse è un riferimento ai comportamenti violenti, in questo caso, indotti. Insomma Charlie fa il surf ma lui rimane inchiodato perché il suo comportamento è comunque “omologato”. Nel fuggire, nel fare surf, viene irretito da qualcun altro che incentiva la sua trasgressione perché dal suo ribellarsi alle istituzioni ci guadagna.

Ma non disperate, lo stesso Amen è un buon antidoto a tutto ciò, da ascoltare ed esplorare con attenzione, come suggeriscono anche gli autori, con le cuffie e testi alla mano.

Sfiguratelo in volto con la mazza da golf. Alleluja, alleluja.”


per un approfondimento ulteriore sulle citazioni di "Charlie"

http://kromeblog.kromeboy.net/index.php/2008/02/19/charlie-il-surf-e-le-citazioni-artistiche/



domenica 4 maggio 2008

Torna alla casella numero uno

So di non essere originale segnalandovi una cosa che le radio stanno già trasmettendo ripetutamente. Ma il pezzo è un vero singolo, mi piace molto e non può mancare ad una festa in cui si ha voglia di ballare. Lo sapete che ho un debole per Antony Hegarty con il quale ho iniziato QCS, sono in trepida attesa di un album completamente suo che non accenna a venire, nel frattempo i lavori ai quali presta la voce sono moltissimi. Tra questi Blind degli Hercules and Love Affair dall’omonimo album. Siamo in territori molto diversi da “I am a bird now”, perciò l’esperimento mi piace. Siamo in piena dance anni settanta, sembra quasi di sentire la voce in sottofondo di Donna Summer che dice “I feel love, i feel love ......”.. Sebbene Blind ci presenti un Antony assolutamente inedito sempre di queer culture si tratta, con tanto di bassi funk che sembrano dei bambini viziati, motivetti provenienti da trombe quasi posticce, come l’orchestra. Forse prima mi sbagliavo non era Donna Summer a cantare I feel love, ma Sommerville & Almond nella gayssima cover dei Bronski Beat.

Be-cause I feel blind
Because I feel blind

La puoi ascoltare qui: http://www.youtube.com/watch?v=Fb8S51M2GAc

Quando ti sei stancato della versione originale puoi ascoltare i remix, montarli tutti in continuo per una mezz'oretta di danza:

http://www.youtube.com/watch?v=lOP3q3--BTA

http://www.youtube.com/watch?v=NZ6sLFDUPWg&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=09sbBTYGpOU&feature=related