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sabato 30 giugno 2007

We wish you all a very happy pleasant flight

Un volo prima dell'alba, tutti a guardare fuori dai finestrini con gli occhi pieni di sonno, ad aspettare la luce arancione del giorno.
Charlotte Gainsbourg, attrice e cantante, canta come la madre (Jane Birkin) in AF607105: sussurrando, per non svegliare nessuno.
E la Gainsbourg sembra aver raccolto una parte dell'eredità di suo padre (Serge Gainsbourg), genio della musica e della poesia (francese e non).
Anche sussurrata impera una bella voce, le tastiere non sono invadenti, il ritmo c'è e si nota benissimo dopo i primi ascolti. Esperienza piacevole ascoltare il pezzo leggendo il testo che trovate qui: sembra di essere in volo.
L'album è 5:55, opera decisamente suggestiva, seducente e per certi versi unica, per il cantato misto inglese e francese, l'equilibrio tra musica elettronica e pop; prodotto da Nigel Gondrich, produttore dei Radiohead e musicato in parte dagli Air, dei quali abbiamo già parlato in un precedente post.

Collegamenti:
http://www.charlottegainsbourg.fr/ (Sito ufficiale di Charlotte Gainsbourg)

domenica 24 giugno 2007

Il volo della libellula



E’ uscito un nuovo disco dei Low, forse siamo lontani di qualche anno dalle loro migliori prove, ma questo Drums and Guns mi piace molto. Ci sono molte belle melodie, alcune orecchiabili, ma non si rinuncia, mai in ogni pezzo, a sperimentare qualcosa, a mettersi di nuovo in gioco pur essendo delle star acclamate. Le chitarre non sono quasi mai usate in maniera consona come da accompagnamento o per un assolo, lo stesso dicasi per la batteria o meglio si dovrebbe dire per “i ritmi”. Il colore di tutto il disco è oscuro, ipnotico, messianico. Molti brani hanno un andamento circolare e la frequenza è molto bassa. Dragonfly é un volo sulle ali di una libellula, un volo al rallentatore bellissimo, sinuoso, si ha la sensazione di cavalcare la curatissima voce di Alan Sparhawk. Il Ritmo è scandito da una sorta tavola di legno che rimbalza, il suono è costellato da una serie di feedback ma non mancano scriccioli elettronici e ronzii che impreziosiscono il pezzo dalla struttura robusta fornita da una tastiera aerea che sembra scivolare spesso nella distorsione. Riascoltatevelo bene questo brano nei suoi minimi particolari, non vi stanca e ne scoprirete i dettagli che sono la parte migliore.

Maggiori informazioni

http://www.chairkickers.com/
http://www.youtube.com/watch?v=4VfvUl_GKKM&mode=related&search=

domenica 17 giugno 2007

Vattene via Doctor Blind

Voce sussurrata, lasciami sognare. Dammi la forza di seguirti pianoforte. Vattene via Doctor Blind. Nostalgia, questo è quello che cerchi? Non ti bastano i ricordi, cosa vuoi in più, pillole rosse o blu? Essere figlia di un poeta aiuta, accidenti.
Il primo disco solista di Emily Haines (and the Soft Skeleton) è disperato e cupo al punto giusto, forse freddo tra piano classico e archi romantici, testi clamorosamente belli.
Una vera sorpresa ritrovarsi una bellezza abituata a ritmi danzerecci (Metric) che tira fuori dal cilindro un pezzo (e altri 10 in Knives Don't Have Your Back) onirici e intimistici e soprattutto, signori, autoprodotto senza contributi esterni. Di questi tempi, Chapeau!
Istruzioni per l'uso: ascoltare con le cuffie, audio medio-alto, sognando con gli occhi aperti in cerca di qualcosa non definitivamente perso.

giovedì 7 giugno 2007

Le “ragazze” di Jamie


La musica e le canzoni contengono qualcosa che non capirò mai del tutto, è un linguaggio molto preciso anche se non ne conosco le regole, la grammatica. Tra le centinaia di canzoni in cui mi sono imbattuto in questi ultimi tempi, mi hanno colpito quelle dei Parenthetical Girls, vengo a sapere in seguito, dopo che il loro album Safe As Houses è stato una colonna sonora di un intero periodo, che a scoprire, a incoraggiare e produrre Zac Pennington e compagni è stato proprio quel Jamie Stewart dei Xiu Xiu di cui vi parlavo qualche settimana fa. Il cerchio sorprendentemente si chiude. Ad ulteriore conferma di ciò molti degli artisti di cui vi ho parlato in QCS, escluso le fughe e i deragliamenti in direzioni inaspettate anche per me, in qualche maniera sono in contatto tra loro. A voi il compito i scoprire quali di quelli di cui vi ho parlato sono legati agli altri e come. Ma torniamo ai nostri Parenthetical Girls che in realtà non è un gruppo femminile ma più che altro, almeno per quanto riguarda il suo leader, di genere incerto. L’album si apre con Love connection. Pt. 2, una ballata barocca e conturbante che inizia con xilofoni e campanellini, o “cori” di questi, che sdoppiandosi si rincorrono ripetendo ossessivamente sempre lo stesso motivetto su cui l’affascinante voce di Zac si staglia tremula fino ai limiti della sua estensione varcando spesso la soglia del falsetto. Dalla metà in poi la canzone muta abbandonando i campanelli iniziali che ne avevano disegnato la struttura portante. Per un breve lasso chitarra voce e batteria trasformano i PG in una comune indie rock band. Poi le voci si sovrappongono e si intrecciano ad un non meglio identificata apparecchiatura elettronica, una sorta di tromba, per dare luogo ad un finale frantumato fatto di residui di suono, scricchiolii, e sibili sguiscianti che si annullano a 6 minuti dall’inizio

domenica 3 giugno 2007

Noi siamo gli intrusi della terra!

Visto che tutti ne parlano, ne parlo anch'io.
Per Björk Guðmundsdóttir possiamo spendere l'abusato aggettivo "geniale". Ed è uno dei pochi artisti per cui possiamo davvero farlo.
Per il suo passato e per il suo continuo sperimentare, cambiare e conoscere, esplorare suoni e vocalità. L'ultimo album "Volta" non mi sembra all'altezza di questo passato. E' un buonissimo disco pop ma anche un qualcosa di già sentito, "già sperimentato". Niente male comunque "Earth Intruders", elettronica, ritmica e spigolosa, africana, cattiva, danzereccia, politica, rabbiosa.
Noi siamo gli intrusi della terra!
Con i nostri piedi che calpestano

Con i nostri piedi che marciano

Triturando gli scettici nel suolo