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domenica 11 maggio 2008

Inno

Documentarmi su questo brano è stato lungo e complicato. Sospettavo ci fosse dell’altro ma mi sono perso in rimandi infiniti, per questo forse è diventato ormai un inno, un po’ come quei film che diventano cult, che ti colpiscono perché sono belli poi rivedendoli più volte scopri moltissime altre cose. Così è stato anche per Charlie fa surf dei Baustelle, dal loro ultimo bellissimo album Amen. Charlie é uscito prima di Amen al fine di lanciare l’album, dunque è un vero singolo.

Charlie ha una bellisssima melodia, stranamente introdotta da un arpa che fa il verso alle chitarre in sospensione di pixiana memoria. Il ritornello è così accattivante che si fa cantare a squarciagola durante i loro concerti o nei momenti più impensati della giornata.

Il titolo di questa canzone è ispirato, a detta dello stesso Bianconi, cantante del gruppo, da una scultura di Maurizio Cattelan, lo stesso artista che ha esposto a Milano i bambini impiccati, che si chiama "Charlie don't surf": un bambino con una felpa e cappuccio, davanti ad un muro, o ad una finestra chiusa da una tenda, a seconda di dove viene esposto, seduto in un tipico banchetto di scuola. Già così sembra che sia in castigo: la sua testa isolata dal resto del mondo, al di là un mondo e i suoi surf di cui viene privato, Charlie ha le mani sul banco di scuola inchiodate con delle matite, e qui l’opera denuncia esplicitamente un’istituzione. L’immagine è violenta e sprazzi di violenza ci sono anche nel testo dei Baustelle. E' un riferimento al mondo dell’adolescenza, cosparso di violenza, oggi come in passato (cfr. I giovani della Santanchè”). Tuttavia il pezzo Charlie dei Baustelle, come tutto il loro album, è intriso di ironia, a Charlie non gli è impedito di fare surf, ma Charlie fa surf, e nel loro video Charlie ha una faccettina proprio antipatica e supponente, si muove come si muovono le centinaia di gruppi che vede su YouTube o MySpace e si pettina come loro. Per scappare dalla monotonia della scuola o dalla chiesa, prende la paroxetina, la compra da una multinazionale farmaceutica, e forse è un riferimento ai comportamenti violenti, in questo caso, indotti. Insomma Charlie fa il surf ma lui rimane inchiodato perché il suo comportamento è comunque “omologato”. Nel fuggire, nel fare surf, viene irretito da qualcun altro che incentiva la sua trasgressione perché dal suo ribellarsi alle istituzioni ci guadagna.

Ma non disperate, lo stesso Amen è un buon antidoto a tutto ciò, da ascoltare ed esplorare con attenzione, come suggeriscono anche gli autori, con le cuffie e testi alla mano.

Sfiguratelo in volto con la mazza da golf. Alleluja, alleluja.”


per un approfondimento ulteriore sulle citazioni di "Charlie"

http://kromeblog.kromeboy.net/index.php/2008/02/19/charlie-il-surf-e-le-citazioni-artistiche/



2 commenti:

lordrust ha detto...

Vorrei aggiungere un dettaglio che potrebbe essere interessante circa l'origine del nome di questo pezzo. Nel film Apocalypse Now, infatti, il colonnello Kilgore ad un certo punto pronuncia la frase "Charlie non fa surf". Questa frase, suppongo, ha in qualche modo tanto influenzato la scelta di Cattelan quanto, indirettamente, quella dei Baustelle.

Joe ha detto...

Carissimo LordRust certo hai ragione,il tuo dettaglio è giusto. Per un approfondimento sul significato e i quasi infiniti rimandi di della frase "Charlie don't surf" vedi anche http://kromeblog.kromeboy.net/index.php/2008/02/19/charlie-il-surf-e-le-citazioni-artistiche/
come ho suggerito in fondo al post.
Saluti Joe

17 luglio 2008 12.26