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sabato 17 marzo 2007

Da consumarsi senza pensar troppo

Di belli e dannati costruiti a tavolino non ne possiamo più, di idoletti con chitarra luccicante ne abbiamo piene le scatole, di etichettature da musiconomia tipo emo-punk-pop o come si chiama ne facciamo a meno.
Ho ascoltato l'ultimo album dei
Fall Out Boy (Infinity on High) da Chicago, Illinois con tutti i pregiudizi del caso.
Ma sarà che ho bisogno di un po di movimento sarà che sto ascoltando troppa world music, ho trovato irresistibile
This Ain't A Scene, It's An Arms Race, cuffie ondeggianti e gambe in moto ritmico.
Si ha l'impressione di trovarsi di fronte a un gruppo niente male, buona qualità musicale, buon cantante e buoni musicisti con riff di chitarra che entrano sempre al momento giusto. Certo, si cerca il ritornello, si scopiazza qualcosa degli anni 80 ma l'ascolto è coinvolgente. Dagli scantinati e dalle feste di liceo, sulla piazza underground dal 2000, i Fall Out Boy hanno raggiunto in pochi anni un successo planetario.

"Sono un venditore di armi e vi rifornisco di munizioni sotto forma di parole. Questa non è una scena, è una corsa agli armamenti", i testi scritti dal bassista Pete Wentz sono un po' sopra la media per una band teen-oriented.
Da consumarsi senza pensar troppo. Da non sottovalutare.

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