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mercoledì 28 marzo 2007

Edizione straordinaria di QCS: questa scoperta non ce la faccio a tenermela solo per me


E chi l’avrebbe mai detto, ventiquattro anni fa, che un giorno mi sarei esaltato per questa canzone. Non sono attratto dalle cover, le trovo quasi sempre una operazione volpina, spesso infarcita di nostalgia per coloro che non hanno orecchie curiose di ascoltare note nuove. Ma quella di Simone Cristicchi che canta L’Italiano di Toto Cutugno, l’album è “Dall’altra parte del cancello”, è una cover spiazzante per varie ragioni. Cristicchi ci mette sotto una base di tutto rispetto che mi ha fatto soffermare sul testo e questo, che scopro per la prima volta, si rivela per niente banale, perché riesce in due piccolissime strofe, con poche pennellate appunto, a rendere un quadro preciso di quello che siamo/eravamo. Cristicchi, oltre all'originale e piacevole rilettura musicale, aggiunge qualcosa all’inizio e alla fine che sovrappone significati forti al brano come lo conoscevamo. All’inizio un richiamo forse al “partigiano come Presidente” ma corrotto, distorto, dissolto, forse declamato da uno dei suoi amici picchiatelli. La sorpresa maggiore è nella rifrazione dell’ultima strofa che produce il vero scarto temporale con l’originale. Questa cover dunque racconta dell’Italiano di oggi e ci racconta come siamo cambiati rispetto quello che eravamo vent'anni fa. A me mi fa un po’ di tenerezza quell’Italiano di allora. Il mondo mi sembra molto più duro adesso. Non era iniziata ancora tangentopoli e nemmeno l’estenuante e inconclusa transizione tra le due Repubbliche, i partigiani erano eroi assoluti non corrotti da riletture della storia, gli squali cominciavano ad affilare i propri denti ma non avevamo visto crescere il caimanesco cancro dentro di noi e non c’era traccia delle cupezze belliche che viviamo adesso. Guerra tra nord e sud, tra noi e l’islam, tra quelli delle partite IVA e gli impiegati, tra i furbetti e gli sfigati, tra le donne e le suore, tra bianchi e neri.

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