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giovedì 7 giugno 2007

Le “ragazze” di Jamie


La musica e le canzoni contengono qualcosa che non capirò mai del tutto, è un linguaggio molto preciso anche se non ne conosco le regole, la grammatica. Tra le centinaia di canzoni in cui mi sono imbattuto in questi ultimi tempi, mi hanno colpito quelle dei Parenthetical Girls, vengo a sapere in seguito, dopo che il loro album Safe As Houses è stato una colonna sonora di un intero periodo, che a scoprire, a incoraggiare e produrre Zac Pennington e compagni è stato proprio quel Jamie Stewart dei Xiu Xiu di cui vi parlavo qualche settimana fa. Il cerchio sorprendentemente si chiude. Ad ulteriore conferma di ciò molti degli artisti di cui vi ho parlato in QCS, escluso le fughe e i deragliamenti in direzioni inaspettate anche per me, in qualche maniera sono in contatto tra loro. A voi il compito i scoprire quali di quelli di cui vi ho parlato sono legati agli altri e come. Ma torniamo ai nostri Parenthetical Girls che in realtà non è un gruppo femminile ma più che altro, almeno per quanto riguarda il suo leader, di genere incerto. L’album si apre con Love connection. Pt. 2, una ballata barocca e conturbante che inizia con xilofoni e campanellini, o “cori” di questi, che sdoppiandosi si rincorrono ripetendo ossessivamente sempre lo stesso motivetto su cui l’affascinante voce di Zac si staglia tremula fino ai limiti della sua estensione varcando spesso la soglia del falsetto. Dalla metà in poi la canzone muta abbandonando i campanelli iniziali che ne avevano disegnato la struttura portante. Per un breve lasso chitarra voce e batteria trasformano i PG in una comune indie rock band. Poi le voci si sovrappongono e si intrecciano ad un non meglio identificata apparecchiatura elettronica, una sorta di tromba, per dare luogo ad un finale frantumato fatto di residui di suono, scricchiolii, e sibili sguiscianti che si annullano a 6 minuti dall’inizio

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